Dopo la presentazione condivisa della scorsa settimana, dove con i compagni della Data Academy abbiamo raccontato della nostra prima settimana in The Information Lab Italia (leggilo qui), eccomi al mio primo blog in solitaria.
Abbiamo appena salutato lo Zen master Mike Cisneros, che trovandosi in Italia è venuto a farci visita stamattina. L’idea di confrontarsi con qualcuno del suo calibro, dopo aver conosciuto il modo di Tableau appena un mese fa, era terrorizzante, lo ammetto. Ma fortunatamente era consapevole del nostro livello ancora infimo e non è stato troppo cattivo (almeno nelle parole, chissà cosa avrà pensato invece!).
Ma, comunque, veniamo a noi. Per quanto riguarda me, matematica con una specializzazione in statistica ed esperienza zero in visualizzazione, l’incontro di oggi mi ha fatto realizzare alcune cose riguardo l’uso dei colori in Tableau che potrebbero sembrare ovvie ad un utilizzatore esperto, ma a molti altri potrebbero non venire in mente. Pertanto questo articolo è dedicato a chi, partendo da zero o quasi, sta cercando di migliorare la qualità grafica delle sue visualizzazioni.
La lezione fondamentale di oggi, da tenere sempre in mente, è dai del significato ai colori che usi: facciamo tre esempi di come non devono essere usati i colori, per capire meglio questa affermazione.
Perché quella linea è proprio verde?
Guardiamo questa dashboard:
Per il Paese selezionato, vediamo l’andamento del numero di profughi nel corso degli anni, con una linea verde che mostra il valore relativo all’esatto anno preso in considerazione (scelto dal menu a destra). Il commento che mi è stato fatto è: “Perché quella linea è proprio verde?”. Eh, beh, perché è proprio verde? La linea del trend è gialla perché il Paese selezionato è giallo, e quindi lo richiama. Ma perché lei sarebbe proprio verde? Se vedo una linea verde, i miei occhi sono portati a ricercare nella dashboard altri oggetti dello stesso colore, perché magari il verde è già stato usato per altri valori affini, o magari rappresenta una media, o… . In questo specifico caso, il verde non rappresenta proprio niente: l’avevo scelto perché era un bel colore. E a questo punto, per bel colore che sia, è meglio utilizzare il nero, o qualche sfumatura di grigio, che rimangono neutri e non spingono a ricercare connessioni che non esistono. Quindi, non usare colori che non siano necessari. E questa è la prima lezione.
Qual è il punto medio del diverging?
Ecco un’altra dashboard con un uso dei colori errato:
Nella mappa, gli Stati sono colorati in base al numero totale di rifugiati che hanno ospitato negli anni. L’autore ha deciso di usare una palette divergente dal verde al blu, ma la prima domanda che gli è stata fatta è stata: “Aspetta, ma qual è il punto medio? Come l’hai individuato?”. Una palette divergente è molto utile quando si vogliono confrontare valori negativi e positivi, centrandola in 0, e in generale quando vogliamo evidenziare chi ha performato molto male o molto bene, rispetto alla media (che sarà, appunto, il centro). In questo caso, l’unica cosa che riusciamo a vedere è che la Germania è colorata di blu. Punto. Perché mai la Germania sarà blu? Solo guardando la legenda vediamo che effettivamente il blu corrisponde all’estremo della nostra palette, ma sicuramente non riusciamo a far cogliere a colpo d’occhio a chi ci guarda il fatto che è proprio lei il Paese con più rifugiati.
Quel trend si riferisce sempre alla Germania?
Spoiler: no. Guardiamo la dashboard:
La Germania è colorata di blu. La linea, a sinistra, è colorata di blu. Il cervello umano fa subito la connessione: allora quella linea si riferisce alla Germania! E invece no, perché cambia di volta in volta (ed infatti quella, nello specifico, rappresenta la somma di tutti i Paesi, non avendone selezionato nessuno dalla mappa). Ci troviamo un po’ nella situazione speculare a quella della linea verde: stavolta la connessione sembra esistere, ma in realtà è solo fuorviante. Bisogna stare attenti a non collegare involontariamente cose che non sono logicamente collegate, o quanto meno non in quel modo: infatti, l’uso dei colori è uno strumento potentissimo per collegare i dati. Quelli giusti, però!
Bene, questo è quello che ho imparato oggi sull’uso dei colori, insieme a tanti altri consigli e dritte che Mike Cisneros ha voluto condividere con noi. Ok, probabilmente non serviva uno Zen master per capire queste cose, lo ammetto. Ma per me che mi sto affacciando al mondo del data visualization, ogni tassello di conoscenza e di esperienza che aggiungo al mio bagaglio è prezioso. E da oggi in poi, sicuramente, ogni volta che mi troverò davanti a questo dilemma avrò degli elementi in più per scegliere.
(se l’articolo vi è piaciuto, vi ha divertito e magari – così, giusto per – vi ha fatto scoprire qualcosa di più sulla visualizzazione dei dati, cominciate a seguirmi in questo mio percorso con Tableau e Alteryx, continuerò a rendervi partecipi dei trucchi più interessanti!)